Milano, 8 luglio 2010 – La pubblicità è in forte ripensamento. Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente dell’UPA, aprendo l’assemblea annuale, ha detto infatti che “molti cambiamenti si stanno avvicendando sotto i nostri occhi: stiamo passando dal web dell’informazione al web delle persone”. Internet da monologo è divenuto dialogo. Cambiamenti che avvengono in tempi rapidi: come ha sottolineato nel suo intervento Franco Bernabè, amministratore delegato di Telecom, in Italia nel 2009 gli utenti di Facebook sono passati da 7 a 14 milioni, e nel 2010 hanno già superato i 17 milioni. I social network accorciano la catena del valore: il mercato principale diventa quello di nicchia (anche individuale) e non più quello di massa, anche se i mass-media tradizionali continuano e continueranno a convivere con le nuove tecnologie. In un labirinto non esiste più un’unica porta per raggiungere il consumatore.
Alex Bogusky (nella foto), giovane e celebre pubblicitario americano appena ritiratosi dalla professione (vincitore di molti premi e ideatore del celebre pollo di Burger King), ha basato il suo intervento sui “9 gorilla” a cui stare attenti nella comunicazione corporate, ovvero valori emergenti caratteristici dell’era multicanale e del nuovo “consum-attore” (come lo definiva Giampaolo Fabris). Innanzitutto il “Digital super me”, l’alter ego che viene creato sui social network che mostra quanto siano belli i propri figli, le proprie vacanze e quant’altro di se stessi. Ancora gli altri gorilla della corporate trasparency: l’energia alternativa, la trasparenza, il sistema sostenibile, la forza lavoro digitale, il “Super We” (ovvero le community), l’alimentazione sana, “moving people” e “the nowness” (ovvero l’adesso). La maggior parte delle aziende deve prestare attenzione a tutti i gorilla.
In chiusura di assemblea, Sassoli de Bianchi ha annunciato che per il 2010 la crescita degli investimenti pubblicitari è stimata al 2%. Non molto, se si pensa che lo scorso anno la spesa pubblicitaria, rispetto al 2008, era calata del 13% e quindi siamo ancora lontani dai volumi di due anni fa. Comunque, è un segno positivo.
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